Wednesday, October 10, 2007

L'uomo statua


Finalmente si atterra. Ci accoglie una divisione di lagunari con il presentat-arm e un reggimento di piccioni appena dissuasi dall’emettere il loro guano sui monumenti e rinfrescati con una mirabile bevanda all’arancia che rende le loro deiezioni facilmente idrosolubili, quasi quasi elio-solubili.
Si capisce che non c’è tanta voglia di procedere immediatamente all’interrogatorio del reo confesso. Mia moglie dichiara di avergli già fatto l’oroscopo. E lo ripassa un po’ da sola, nell’intenzione di propinarcelo più avanti. Il mio amico e l’infermiere sembrano intenzionati ad andare a puttane e pare che in zona ne conoscano una veramente speciale, un po’ antica, ma sapiente, una vera magister. La moglie del mio amico vorrebbe andare a fare shopping, e si sa già che mia moglie la seguirà con l’oroscopo in mano suscettibile di correzioni. Anche le due elicotteriste potrebbero inserirsi. Piuttosto sperduti i tre del SISMI che forse andranno al bar a scolarsi qualcosa e cercar di assorbire qualche notizia genuina sulla battaglia di Lepanto. Ennio Doris ha qualche impegno di lavoro che assicura sbrigherà in breve tempo. Pare persino che debba telefonare a Silvio.
Io seguo il gruppo che si reca dalla prostituta. Sulla strada c’è una statua umana su di un piedistallo. Forse sta facendo una pausa perché se ne sta a sedere sul suo piedistallo senza la caratteristica immobilità. Il mio amico improvvisamente sembra riconoscervi una persona:
“Ehi ma tu sei Svamba! Ti ricordi? Eravamo alle elementari insieme. Ho ancora le foto. Eri sempre il più alto, con quel tuo sguardo dolce e un poco svagato… e mi ricordo quando la maestra ti rimproverava di guardare sempre fuori della finestra e io immaginavo il tuo mondo, fatto di nuvole e di uccelli e pensavo come ti dovevi annoiare quelle mattine in cui il cielo era completamente sereno.”
Intanto per le calli c’è il tipico passaggio di veneziani locali. Uomini alti e panciuti, quasi tutti con l’ombrello e persino col bastone, che sembrano corvi col loro naso adunco. E donne tutte en fatte, col culo un poco basso, ma con curve perfette e scolature spesso mozzafiato, calze di seta e gonne proprio sul ginocchio, quasi sulla rotula, che esaltano polpacci lignei, sculture di di muscoletti senza pari. Tutti, uomini e donne, si fermano a fare due chiacchere col concittadino veneziano. La conversazione dura sei-otto minuti. Per primo viene affrontato il tema della maleducazione dei turisti, poi un tema veneziano classico, ad esempio la ristrutturazione di una vecchia casa o una nuova fermata del vaporetto, poi si passa a parlare molto brevemente di un argomento molto intimo e a volte licenzioso: i tali due sono stati visti insieme, la tale è incinta, mi sono innamorata di pinco- pallo, infine gli ultimi quindici-venti secondi la discussione a termine con un luogo comune inverecondo tipo: “Una volta c'era piu' solidarieta', piu' comunicabilita'”, “Non compro un cane così poi non mi dispiacerà vederlo morire” oppure , “Preferisco un appartamento piccolo: è più facile da pulire”.
Ora tocca a Svamba raccontare la sua storia, a dire il vero abbastanza prolissa. Dice::



“Dopo gli studi classici (diploma di canto lirico e diploma di quinto anno di pianoforte) mi sono avvicinata alla musicoterapia ed alla musicarterapia, iniziando un percorso di ricerca sul corpo e la voce che è poi proseguita con Bruno De Franceschi, Daniela Dolce, Kaya Anderson al Roy Art Theatre e più recentemente con Ida Maria Tosto e il suo Metodo Funzionale.”
“ma chi sono?” chiede il mio amico
“Non si sa. Gente esperta. E’ tutto un intreccio dove tutti insegnano a tutti e non si capisce poi cosa facciano in realtà. Raggiungono una vetta non per fare ma per insegnare.” Dico io con aria saputa.
“Sì è vero” ammette Svamba “Si impara a fare qualcosa, ma non si sa come collocare questo qualcosa. Dopo la Laurea in Lettere ad indirizzo Musica e Spettacolo mi sono iscritto al biennio professionale della Scuola Internazionale di Teatro Circo a Vapore di Roma basato su quella stranezza che è il metodo Lecoq, dove ho approfondito ulteriormente il rapporto fra voce, corpo, respiro ed emozioni. Ho avuto anche diverse esperienze omosessuali in questa scuola dove nessuno era etero, né uomini né donne, ma non mi sono mai eccitato veramente. Anche quella era una ginnastica dell’organo copulatorio maschile. Non sognavo, non mi estraniavo. Alla fine venivo, lasciavo a terra il mio orgasmo come un obolo ad un povero dinanzi una chiesetta chiusa di periferia o di campagna. Attraverso un corso di canto e tammorra condotto da Lucilla Galeazzi e Nando Citarella mi sono poi avvicinato alla musica popolare: mi ha da subito affascinato l'immediatezza e la verità del canto popolare, la forza della voce che nasce dalla terra. Ancora a Roma ho avuto l'occasione di frequentare il corso di canto individuale del Saint Louis College of Music tenuto da Maria Pia De Vito, persona sensibile e cantante di anima, musicista eccellente, che mi ha dato i primi consigli sull'improvvisazione. Quando ho potuto ho continuato a seguire Maria Pia nei suoi workshop e nei seminari, sempre fonte di stupore, conoscenza ed emozioni. Una mattina di circa cinque anni ho ascoltato per la prima volta il cd dedicato ai quattro elementi naturali "O primeiro canto" di Dulce Pontes, cantante straordinaria che avevo conosciuto ai tempi della scuola di teatro. E' stata una folgorazione: finalmente ho sentito che la strada da percorrere era quella di un canto che desse emozioni - così come io le avevo provate, fortemente, ascoltando la sua voce vibrante -, e di una musica struggente e malinconica, ma al contempo potente e dinamica. Mi sono avvicinata così prima ad Amalia Rodriguez e ad altre grandi cantanti di fado, poi ad interpreti di musica popolare di altre nazioni: Mercedes Sosa, Franca Masu, Violeta Parra, Carlos Gardel, Amelita Baltar... “
“ma questo cosa c’entra con la tua attività attuale di statua vivente?” Chiede il mio amico.
“Ah, alla fine non molto. Spero sempre di stabilire un rapporto col pubblico che sfoci nel canto, ma è difficile. Più che altro vengo molestato dai bambini. Quelli sono crudeli. Se non fossi su di un piedistallo mi infilerebbero dei ramoscelli nelle orecchie. Alla fine è raro che io canti. Volete sentire qualcosa?”
“Oh, magari al ritorno” dice l’infermiere “Finisci il tuo racconto. Ti ascoltiamo volentieri.”
“Sì, abbastanza volentieri.” Dice il mio amico.

“Il jazz ha comunque continuato a far parte del mio modo di cantare, nella ricerca di sonorità inusuali e nell'amore per l'improvvisazione; Billie Holiday, Betty Carter, Ella Fitzgerald, Chet Baker, Elis Regina e Maria Pia De Vito sono alcuni dei miei punti di riferimento. “
“ma sono donne” noto io “cosa fai, canti in falsetto?”
“Uso bene il falsetto e le note alte. Ma devo fare gargarismi con le Nepenthes: sono piante molto vistose, belle e affascinanti”
“… e carnivore.” Insinua l’infermiere.

Carnivore prima di essere essiccate e ridotte a intingolo, a decotto… bè comunque nel 2005 ho iniziato a frequentare il corso avanzato di canto a Siena Jazz, tenuto da Fabrizio Barresi, che ho dovuto interrompere a seguito dell'ammissione a Didattica della Musica. Da circa tre anni scrivo canzoni mie (parole e musica), per pianoforte e voce; gli arrangiamenti per chitarra e percussioni sono frutto di una collaborazione con Paola Batistin e Giuliana Matozzo, miei insostituibili compagne di viaggio. Insegno canto ed uso della voce e conduco laboratori teatrali, a dir la verità uno solo che aveva tre iscritti, una delle quali è stata il mio amore: Ulma. Aveva occhi grigi di ghiaccio e le ginocchia di una bambina, sempre sbucciate. Abbiamo passato diverse notti di estrema intensità, poi è fuggita in treno verso la Svizzera. Per inseguirla ho dovuto abbandonare il corso e anche gli altri due iscritti, che comunque erano dei cani irrimediabili. L’ho trovata in un albergo di Lugano, credo, o di Locarno e non ho tardato ad accorgermi che faceva coppia fissa con un biondino che viaggiava con su una spider blu a due posti. Quindi è stata inutile la scusa di chieder loro un passaggio per andare al lago. La sera, al ritorno, lei ha affermato che quello era suo zio e ne sono stato convinto per una notte intera, che comunque ho trascorso insonne nella mia stanza. Poi ho capito tutto, anche perché il biondino era più giovane di lei e in sala colazione si baciavano in maniera inconfondibile. Comunque sono fuggito sdegnato e alla reception ho dato una gomitata non forte al biondino. Poi la vita è andata avanti. Dal 2004 dirigo il coro Polifonico Casaglia; nel 2006 ho fondato il quintetto Ravone art ensemble, in cui canto come tenore II e di cui curo gli arrangiamenti. Dal 2006 faccio parte del gruppo vocale femminile Brigoli diretto da Iris Mary capodiferro (americana di Minneapolis, ma bianca). Porto avanti progetti musicali di mia ideazione, la maggior parte dei quali caratterizzati dalla fusione fra musica e teatro statico, di figura, di contenimento, di contenzione. Attualmente, scusate la battutina, per dare slancio alle mie figurazioni un po’ fisse, sono iscritto all'ultimo anno della scuola di Lancio con l’asta di Cerveteri, con la Fidal la federazione di atletica leggera. Si paga molto e la carriera è inesistente, visti anche i miei risultati piuttosto modesti. Vincerei al massimo un campionato provinciale, ma per mancanza concorrenti. Comunque la compagnia è buona e sono innamorato abbastanza segretamente della professoressa, una ex campionessa italiana che adesso ha quarantacinque anni, ma fisicamente è eccezionale, è ancora un’atleta. L’unico difettuccio è che è quasi senza tette. “
“oh, io ne risentirei un po’” borbotta l’infermiere
“ma cosa vuoi che sia” dice il mio amico “quando sei in ballo non stai mica lì col bilancino. Poi mi sa che Svamba non abbia ancora consumato. Al momento si vedrà. Il desiderio è un gatto pezzato che salta i muri e si nasconde nei tuguri.”
“Insomma, vogliamo andare da questa signora?” Mi spazientisco “Tu Svamba potresti venire.”
“Oh, ma sono truccato da statua. Lo so che certe professioniste magari accettano un lurido ubriacone, ma rifiutano uno tutto incipriato di bianco. Non vogliono copulare coi fantasmi, dicono. Io non voglio essere umiliato ancora. Andate voi, divertitevi.”

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