Thursday, October 11, 2007

IL RITORNO DI MASTER KING



Casualmente si apre una porta a doppio stipite. Si spalanca per caso e mostra ciò che ha dentro di sé, nel suo ventre infame, in un certo senso spassoso. Una tavola con zingari tipici originari della Serbia. Sembrano usciti da un film di Kusturika. Cappello in testa, canottiera bollata, stuzzicadenti, sigarette ardenti fino al filtro, dentatura incerta, coltellacci alla cintura, una pistola sul tavolo. Quattro giocano a carte senza passione, altri due osservano sbigottiti. La porta si richiude. Quella deve essere la zona gioco d’azzardo, ma non potevano giocare presso le loro roulottes?


Qualcuno chiude la porta in fretta e furia. E’ una specie di grasso maggiordomo-eunuco con giacca da pinguino però in cuoio, sombrero in testa, perizoma avvoltolato sul bacino e si sente la padrona lanciargli qualche frase smozzicata.


“Se cu becca master King… ti trapana il culo e ti mette allo spiedo… ti cuoce come un maialino… ti ricordi cosa successe a Maria Strong?”


Quelli sono nomi noti, già ma difatti è tutta farina del sacco del mio amico. Non dimentichiamo i sei gradi che sono sufficienti per conoscere l’intera popolazione mondiale. Qui ci sono alcuni segreti da svelare, ma sono vieppiù coincidenze o al massimo ovvie conoscenze collocabili al primo secondo grado della galassia del mio amico.


Intanto cominciano a comparire le prime ragazze. Si presume si presentino per la possibile scelta. La prima è una pallida Salomè dal naso semita. Mi piace un sacco. Vestita di veli, stracci, tendaggi. Va e viene da dietro un paravento.E’ eburnea come latte caprino munto all’alba nei versanti dolomitici orientali. Dice:


“mi fermo. Respiro. E lascio il vento percorrermi veloce. Riconosco i suoni del mondo attraverso echi. Esulto al passaggio di un TIR. Sorrido, rido insieme alle mie sorelle danzanti a piedi nudi sull’erba fresca e mi rotolo nella terra come una sgualdrina…”


“no, non sei una sgualdrina!” Interviene il mio amico in stile samaritano.


“Io lo sono!” Puntualizza lei “Non mi si vengano a narrare le storie che tutte le donne fanno qualcosa per qualcosaltro, che un buon matrimonio è sempre un buon prezzo, alto o basso, per l’ingresso attraverso le mie umide concavità. Io lo sono perché all’età precisa di quindici anni, parte differenze di menarca, ogni donna sente suonare una campana e la mia ha emesso un suono inconfondibile.”



Finalmente ne arriva un’altra. Alta allampanata sembra Uma Truman in “Pulp Fiction”. Ha le ginocchia arrossate e le orecchie a sventola. Molto curiosi gli occhialini a mezzaluna. Dice:





“io non sapevo che le tortore grugassero...quà ci sono solo corvi...ma le foglie piovono, eccome, e non solo loro...nell'asciutta lucidità dei gradi pomeridiani, otto.
Se volete ve ne prendo un pò in prestito, non troppi però, ci tengo a questo bel freddo...magari giusto il tanto da far salire di qualche tacca il tuo barometro emotivo..”


“ma questa ragazza, si presume ha già fatto il pieno di sostanze?” Chiede il mio amico


“In effetti se sente così il freddo deve star male. Si può pensare che sia in astinenza. Qui si gode di una temperatura ideale. Ventidue gradi, l’ideale per il corpo umano in buona salute… poi se ci sono meccanismi di termogenesi saltati” Aggiunge l’infermiere.


“ma voi dovete assorbire le ragazze ele cose che dicono così come si riceve, non vorrei essere blasfema, un Sacramento” dice la Magister-Mistress. “una forma di emanazione dall’alto.”


E ancora un’altra, questa un tipo robusto, con la faccia rotonda e tante lentiggini arancioni, una che a guardarla potrebbe sembrare una brava contadina cristiana olandese, tutta lavoro e dedizione ai figli, questa vestita proprio come si deve: minigonna, stivali, maglietta nera scollata con maniche lunghe e squintalate di bigiotteria, dice:


Era ora. Mi sento meglio. Il rosso mi sbava di striscio e abbaia forte.
Mi piacerebbe diventare più chiassosa. E' un proposito che sto coltivando da sabato, quando ho acquistato una borsa oversize di pelle rossa.
Una borsa adatta a chi, come me, si porta appresso la casa, come le chiocciole. Portafogli, documenti, agenda, trousse, spazzola, salviette umidificate, chiavi, cellulari, I-Pod, un-libro-qualunque-libro-purchè-ce-ne-sia-uno, fermaglio per capelli, una cartolina datata luglio millenovecentonovantadue, farmaci per ogni evenienza, penne, mollette, deodorante, biglietti di treno obliterati, lima per unghie, una conchiglia, caramelle, scontrini.
Dal freddo e dalla pioggia e dai sorrisi stinti io mi difenderò con la mia borsa rossa.
Finchè non intravedo la finestra di questa vita, da spalancare. Finchè la tenerezza fotte la passione. Finchè mi trovo a metà strada e sono indecisa se proseguire o tornare indietro.
Io mi difendo con la mia borsa rossa. Nella mia borsa rossa.”


Ci guardiamo abbastanza sbigottiti. Comincia a serpeggiare un po’ di noia. Qui quando si fotte? Va bene estetismo e presentazione del prodotto, ma che non si esageri un pochino? Difatti la maestra comincia a quagliare e viene al sodo:


“Dunque ragazzi. La tariffa sono trecento euro per un’ora di sesso. Trecentodieci se volete assicurarvi. La polizza comprende tutto: incidenti agli organi genitali, frattura del pene, distacco del filetto, spappolamento di un cogione o di entrambi, dermatiti, malattie veneree comprese quelle mortali: AIDS, sifilide all’ultimo stadio, quella delle gomme al cervello, quella del maestro di tutti noi, Friedrich Wilhelm Nietzsche. C’è da firmare la polizza dove non si parla di prestazioni a pagamento ma di attività sanitarie ad opera di badanti straniere. Capite la situazione, qui in Italia abbiamo una legislazione restrittiva. Abbiamo diversi bonus e possibilità. Venire filmati vi costa un supplemento di duecento euro, poi vi daremo il CD con incisa la performance al completo. Con cinquanta euro in più si può usufruire della radiocronaca, con una voce a scelta maschile o femminile a scelta che descrive i momenti salienti o anche quelli comuni e sottolinea con una certa foga le fasi topiche: penetrazioni, orgasmi, gesti inconsueti interessanti o bizzarri. Una ulteriore opzione con venti euro in più viene data dalla cronaca alla brasiliana, con accento brasiliano e vezzi tipici delle cronache calcistiche del campionato carioca, per esempio il suono delle vocali prolungato al massimo dell’espirazione del radiocronista. Questo è tutto, signori. Buon divertimento.”


e il consulto psicologico?” Chiede l’infermiere al quale non potrebbe certo sfuggire una cosa del genere.


“Oh giusto. Chiedo scusa, ora sento, perché entrambe le nostre specialiste sono impegnate con la nostra clientela rumena…”


“Ah sono rumeni quegli zingari?” chiede il mio amico.


“Oh signori” dice lei “vi pregherei maggiore politically correct. In ogni caso teniamo molto alla privacy.”


Mentre lei telefona. Io cerco di fare qualche accenno al mio amico a proposito di master King e maria Strong, ma lui fa spallucce. Alla fine la padrona annuncia:


“subito abbiamo pronto un consulente maschio, di solito specializzato in clienti omosex, ma molto bravo nei casi etero. Per la fine del rapporto nel caso sarà pronta la consulente psicologa di sesso femminile.


“ma bisogna scoparsi il maschio?” Chiedo io destando l’insofferenza del mio amico che mi grida:


“Allora sei scemo. No! Scopi la femmina e il maschio ti inquadra quella psiche marcia che hai! Spero che non ti valuti il QI perché sarebbe una tragedia!”


“Oh ma tu l’umorismo non lo capisci” Mi difendo.


“No, è che sei tonto. Sembri venuto giù con la piena. Non ti intendi di questi posti raffinati.”


“Tu ti stai facendo bello con la signora manager perché speri che ti si offra, ma ti sbagli, vero signora?”


“Oh” fa lei ormai molto distaccata “i signori sono tanto simpatici, ma ora devo andare. Mi attende un altro gruppo di clienti alto-atesini.”


“Ma noi non siamo altoatesini” Borbotto.


“Oh cazzo!” Esclama il mio amico.


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