Wednesday, November 14, 2007

coop

“Eh già, Sacerno,” Borbotta l’infermiere con quell’aria da saputo che a volte è un po’ difficile da sopportare “ è un etimo dubbio, se si considera che nel tempo e fino al XVI secolo la località era chiamata San Chierno. Si tratterebbe invece, secondo la geniale, formidabile e probabilmente esatta intuizione del dott. Moreali, di un nome di origine celtica, "santificato", come tanti altri, per le esigenze del culto cristiano Chierno proverrebbe dal Kernunnos, il dio cornuto dei Celti, sovente associato sia al corso dei fiumi, sia all'asse o centro del mondo. Un poco più avanti sulla valle del Lavino c’è un’altra località che si chiama San Chierlo, un luogo in collina dominato da una chiesetta e da un cimiterino, quindi carne per lupi, carne abbondante! Carne di pecora! La singolare centralità di Sacerno appare allora tanto più significativa perché ben anteriore alla divisione dei triumviri, e quindi diversamente motivata. Ogni luogo sacro, "elevato", è infatti il centro del mondo, in particolare per i Celti che vi pongono una pietra, detta del cielo o del fulmine. Sarebbe una storia troppo lunga raccontare come attraverso il fulmine, la pietra, il luogo elevato e sacro, si arriva puntualmente al dio Kernunnos, secondo una radice che ritroviamo quasi identica negli italiani corno e corona.”
Ora mi viene una certa voglia di concupire la ragazzetta minorenne che ha pure qualche brufoletto nella fronte. Improvvisamente la afferro e la giro. Lei grida:
“Non posso ho le mie cose!”
“Furbetta!” Rispondo “Lo fai per darti arie di donna, ma sei una ragazzina.”
“Non sono russa! Sono lituana!” Sembra implorare lei.
Per un attimo mi fermo, anche se mi rendo conto che dal punto di vista fisico costei non sta opponendo nessuna resistenza.
“Non farmi così!” Continua a lamentarsi restando ferma e disponibile “Anch’io ho un papà e una mamma! Vivono in campagna con le galline e ho sette fratelli maschi. Loro mi rimproverano se vengo violentatata!”
Non resisto più e mi immergo in quegli anfratti senza protezione. Lei risponde subito con rumorosità eccessiva e anch’io non tardo a completare. Lei si divincola evitando il mio seme. Scatta un applauso di due o tre professioniste che intanto si erano introdotte fingendo indifferenza. Con sguardi e gesti efficaci si complimentano con la ragazzina, come fosse una parrucchiera che avesse per la prima volta tagliato i capelli ad un cliente.
L’infermiere intanto si è rivestito e guarda dalla finestra:
“Cazzo! C’è Cazzo Cazzaniga!”
“Cosa? Chi c’è?” Chiedo, mentre le ragazze si eclissano sussurrando e ridacchiando.
“Penso faccia il muratore. E’ un capomastro, una cosa del genere. Viveva nel mio quartiere: era un personaggio abbastanza tipico, non facile da collocare. Finiva sempre suo malgrado come protagonista di situazioni sempre ai limiti del crimine o della violenza, ma lui era un bravo ragazzo, il fatto è che veniva provocato. Per ovvie ragioni.”
(“Io non sopporto più la Coop Emilia-Veneto” si sente dire da una di quelle ragazze straniere “ha la fissa degli OGM come se fossero di per sé un problema. Se qualcosa fa male alla salute che venga ritirato dal mercato, ma può valere per gli OGM o non OGM. In realtà tutte le coltivazioni sono il risultato di selezioni genetiche artificiali. Poi non si capisce perché si debbono pagare i lavoratori delle aziende del terzo mondo secondo un presunto giusto stipendio stabilito qui a tavolino e non facendolo derivare dal contesto di mercato locale. E’ una turbativa senza senso, che come risultato rischia di creare una casta di privilegiati affiancati ad altri poveretti che vivono in baracche. Lo sviluppo dovrebbe essere graduale e proporzionato coi fattori ambientali. Noi stesse prostitute siamo coscienti che il prezzo standard di cinquanta euro è il frutto di condizioni di mercato sedimentate da anni. I miei risparmi li avevo alla Coop ma penso li ritirerò e li affiderò a qualche cliente bancario. Sono sicura che li investirà meglio. E poi se qualcosa andrà male almeno potrò ricattarlo.”)
Un po’ confuso mi rivolgo all’infermiere:
“Ma per Cazzaniga, “Cazzo” è un soprannome? Veramente originale e simpatico. Come stai, Cazzo?”
“No! E’ proprio il nome di battesimo! Durante l’infanzia si faceva chiamare Franco e le cose andarono benino. Poi alle medie qualcuno guardò nel registro di classe e fece delle fotocopie. All’inizio sembrava fosse un’errore di battitura e si rideva per quello. Ma poi venne fuori la verità.”
“Era il nome vero?”
“Sì, pare che il padre, che era un fervente cattolico, alla nascita del figlio per festeggiare si fece una bevuta colossale. Poi quando fu davanti all’Ufficiale dell’anagrafe si fece convincere a formulare un nominativo assonante. Era così poco abituato al turpiloquio che non fece caso al significato sconcio. L’Ufficiale pare fosse comunista e volesse fare uno scherzo al rivale demo-cristiano che firmò per il figlio il nome di “Cazzo Cazzaniga”, poi si sa che in Italia la burocrazia è impenetrabile, specie per la gente un po’ sprovveduta. Hanno rimediato chiamandolo in un altro modo, ma poi gli altarini sono stati scoperti.”
“Scendiamolo, femiamolo.” Dico “Sentiamo cosa ha da dire, come gli va la vita. Magari ci invita a casa sua e la moglie ci prepara anche un pranzetto. Male che vada una minestra in brodo.”
“Ok” Dice lui “Andiamo.”

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