Wednesday, November 07, 2007

l'obeso


Anch’io da parte mia devo isolarmi quel che basta dall’ambiente. Un tempo amavo il porno, ora sono riuscito a rendermelo indifferente. Quindi due persone che eseguono sesso mi sono indifferenti quel tanto che basta. Ma non sono castrato, anche se mi piacerebbe, quindi per starmene più tranquillo è d’uopo che con la mette sappia divagare.
Penso e ripenso al percorso fatto in precedenza, quando siamo passati dinanzi al cippo quadrilatero di Sacerno. "Affinché, non perisse la memoria di un tale luogo - così circa dice una delle iscrizioni - i Servi di Maria nel 1770, con l'approvazione unanime del Senato bolognese, hanno ricostruito più solido questo monumento, già disfatto quattro volte dall'inclemenza del tempo".Per tradizione qui fu diviso il mondo: Ottaviano, Antonio e Lepido si spartirono l’Impero. Pare avessero gli eserciti schierati, pare si siano perquisiti a vicenda, pare non fossero nemmeno qui ma più verso la pianura in un’isoletta sul Reno. Queste zone piatte e acquitrinose un tempo rivestivano una certa importanza esagerata. Per esempio il Rubicone, quello che Cesare superò destando tanta riprovazione, a sentire questo nome piuttosto evocativo, sarà parso a tutti gli studenti un fiume imponente, serio, solcato da correnti autoritarie e limacciose, insomma un corso d’acqua vicino al Danubio o al Guadalquivir, non certo il torrentello nel quale anche una gallina suicida farebbe fatica ad affogare. Allo stesso modo si fa una certa fatica ad immaginare i tre eserciti più agguerriti del pianeta fronteggiarsi in questi modesti campetti, che ora non si riesce ad adibire né all’agricoltura né all’abitabilità. Altri dubbi potrebbero sorgere dal concetto di centro. Si sa che ad Ottaviano toccò più o meno l’Europa, ad Antonio l’Asia e a Lepido l’Africa. Nell’Asia era compreso l’Egitto, nel quale Antonio successivamente troverà motivi di sollazzo spupazzandosi Cleopatra prima di inscenare uno dei suicidi più istrionici della storia. Ottaviano era il classico ragazzo raccomandato che si piglia sempre le fette migliori, quindi non sarà parso così terribile a Lepido, il tipico terzo incomodo, beccarsi l’Africa che allora consisteva nelle coste della Mauritania e della Numidia, cioè le attuali Tunisia, Algeria e Marocco. Per quanto a quei tempi la situazione fosse diversa dal punto di vista socio-economico è difficilile pensare che quella parte del mondo fosse particolarmente appetibile. Ma ancora più complicato è pensare come si possa considerare questo appezzamento di terreno appennino-padano come il centro geometrico di tre regioni una delle quali si trova così discosta, un po’ fuori mano. Comunque secondo la storia pare che un poco più tardi lepido sia stato. Per quanto esista una versione senz’altro più corretta secondo la quale nell’accordo di Bologna lepido avesse avuto la Gallia Narbonese e la Gallia, il fatto è che dopo la battaglia di Filippi durante la quale Antonio aveva lanciato la famosa frase “Quando non ci capisci nulla, allora è il momento di attaccare.” lanciandosi col suo cavallo nella mischia e lasciando Ottaviano, spocchioso e perplesso, a sedere su di una collinetta a rimirare la battaglia, dopo la battaglia Lepido fu pensionato nel Parco del Circeo, anche perché nel frattempo a Roma pare avesse tentato qualche turbata, tipo quella di imposessarsi della Sicilia. Robetta, bazzecole. Questa è la storia, una sequenza assurda di avvenimenti confusi e per nulla certi. Gente che in continuazione perde la testa al solo scopo di imposessarsi di un potere fantomatico, potere di far cosa non si sa. Di far casino, di tagliare teste, di raccomandare i propri parenti per i posti migliori.
Intanto il rapporto sessuale giunge ad un certo esito. I corpi che si erano congiunti ora se ne stanno inerti e incrociati. Le membra abbandonate, gli encefali ronzanti e privi di pensieri compiuti. Nella stanza entra una seconda meretrice piuttosto petulante, piuttosto moretta e piuttosto minorenne, che non trova di meglio che dire:
“ E’ stato bello stare qui fuori, nel parcheggio dell’ipermercato, al ritmo lampeggiante dei neon e delle decorazioni natalizie. Non si è fermato nessuno. Nessuno che vuole chiavare. E’ un peccato, non ci sono più i porcelli di una volta, cioè di sei mesi fa. Quei maialetti con gli occhini umidi che ti guardano di nascosto, mentre pensano che tu non te ne accorga. Ma quanto cazzo manca a Natale, che torno a casa da mia zia? Qui sembra già dicembre.. o suamo ancora a novembre? Manca solo la neve. E grazie.. stiamo a novembre. Le renne e la slitta, invece, ci sono già. Un tizio mi ha fatto un segno e poi ha parcheggiato. Rimango in piedi accanto alla macchina religiosamente parcheggiata dentro alle strisce blu. Nella mano sinistra ha un guinzaglio e alla fine del guinzaglio c’è più o meno un cane. Mi ha invitato dentro all’ipermercato e io ci sono andata. Attoniti e immobili entrambi, davanti alle prospettive verticali delle vetrine insopportabili e luminose. Poco sotto la loro superficie riesco a vedere il caos che sta in agguato in ogni cosa; vedo infinite potenzialità aggrovigliarsi per riuscire ad emergere. L’apparente normalità è in equilibrio precario in cima a un picco affilato di geometrie impazzite; tu vedi solo la punta di un iceberg di possibilità, lui vede la montagna di ghiaccio sommersa e trema dall’angoscia. Era un uomo che soffriva a causa della moglie, ma non aveva il coraggio di pagarmi in anticipo. Mi ha fatto discorsi strani mi ha detto che da qualche parte, a pochi attimi da qui, quel posto si sarebbe spezzato sotto i colpi delle granate. Le vetrate sarebbero esplose verso l’esterno e le schegge avrebbero allagato il parcheggio come foglie morte mosse dal vento. La prima fila di auto si sarebbe rovesciata, la seconda si incendiata. Armi automatiche avrebbero spazzato la facciata e strappato grossi pezzi di neon che continuando ad abbagliare mentre si sarebbero attorcigliati scivolando verso il basso. I traccianti, eleganti nello loro silenziose traiettorie, avrebbero disegnato arabeschi nel cemento armato aprendo la strada ai blindati. Grossi corpi grigioverdi dopo qualche minuto sarebbero passati agilmente sopra alla fila dei motorini riempiendo le corsie del supermercato con un fracasso infernale e si sarebbe sentito solo il battito irregolare dei loro cuori vegetali.”
Tale ragazzetta sembrava essere uscita da un armadio, rivelatosi una porticina di servizio solo ad esame più attento. Dall’altra parte si riesce a intravedere un grande obeso sparapanzato supino su di un letto. Il capo è coperto dal ventre monumentale. Non sembrerebbe morto solo per il fatto, in questo caso piuttosto secondario, che respira, e che permette di sospettare uno stato di coma anche non profondo, magari di tipo diabetico e non ictale. Io e l’infermiere ci guardiamo sbigottiti. Vorremmo che il nostro amico fosse qui a sentire.
Ma anche l’albanese bionda ha qualcosa da dire. Parla con un tono come se rispondesse alla sua amica, anche se il nesso non appare immediato:

”Oggi quando mi sono svegliata a Bologna c'era il sole, almeno per quei pochi minuti in cui ho voluto spiare fuori dalla finestra. Prima di uscire in strada mi sono messa in una chat mi sono ritrovata con un certo Rimbaud ad autoanalizzarmi. Sembra fosse un impiegato al lavoro. Lui è uno di quelli che conosci per caso (come è stato) che però ha quel non so che.Ti parla in un modo in cui è difficile stargli dietro e ci sono momenti in cui vorresti seriamente sputargli in faccia (è rozzo e inefficace come comunicatore). Gli ho confessato il mio stato di inquietudine, di confusione. Ho cercato di irretirlo chiedendogli dei soldi per la prestazione sessuale, ma ha fatto finta di non capire oppure non ha capito affatto, credeva che fosse un giochetto via internet, o forse credeva che io fossi un uomo col nome da donna. Il punto è che ORA dopo tante strane situazioni ho deciso che, se voglio sbattere la testa contro qualcosa di impossibile, beh, deve essere un muro vero, fatto di mattoni. Voglio toccarmi la fronte e vedere sangue sulle mie dita. Voglio innamorarmi di una mente, non di un corpo e non voglio qualcuno che dimostri forza, che mostri i genitali in maniera verbale, per esempio vantando ricchezza materiale. Cerco una persona umile e ingenua, voglio amore e protezione vera. La strada è fatta per la prostituzione, in internet voglio cercare l’amore assoluto. Sbattere la testa contro uno schermo del computer è maledettamente difficile e irritante. Rimbaud non sa chi sono, e bè, nemmeno io. Oggi però lui si è fatto sentire nella mia testa. Din don! Din don! Non ha smesso di violentarmi insistentemente i pensieri. Presenziava come un boogeyman. Io lo percepivo con ambiguità emotiva, come se ce l'avessi con lui, eppure è stato così diretto e sincero, seppure ingenuo. Il fatto che quando facevo allusioni sessuali lui non abboccava e invece quando parlavo di argomenti banali, di attualità, per esempio il tema dei mutui inevasi, lui pensava che mi stessi offrendo in maniera gratuita. Se lo ritrovo on-line penso che approfondirò la relazione. Evviva.”
Di nuovo scambio diversi sguardi col nudo infermiere che scruta protetto da un cuscino. Oh, se il nostro amico fosse qui ad ascoltare queste sublimi parole che forse si disperderanno nell’etere e saranno dimenticate, si disgregheranno come i cippi di divisione dell’Impero! Oh, e se Syd Barrett non fosse impazzito e pure morto, chissà di quante tonnellate di psichedelica sarebbero pieni gli MP3!

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