Tuesday, November 06, 2007

ENRICO TUBOZZO


Poco dopo la scena dell’interrogatorio del reietto l’infermiere ha sentito la necessità di recarsi da una prostituta e ha insistito assai perché lo accompagnassi. L’infermiere, al contrario del mio amico, è in fase di disintossicazione. Assume metadone 20 milligrammi e per questo pare debba convogliare verso lo sfogo sessuale solo ad orari fissi. Ci siamo recati in una zona piuttosto infestata dalle puttanelle, alcune delle quali ai limiti dei diciotto anni.
“Te ne intendi di ninfette?” Mi ha chiesto lui.
“Non molto.”
“Io le riconosco abbastanza bene a pelle. Se hai problemi in questo senso fai caso alle gambe estremamente scaltre e poi non hanno mai l’acne, né pinguetudini flaccide, attenzioni al flaccide perché in realtà alcune sono un po’ grassoccie.”
“Oh”
Poi ha preso a parlare del suo lavoro. Apriti cielo.
“Il fatto” dice lui “è che nei telefilm americani quando suona il telefono c’è una centralinista che risponde e poi chiama l’interessato con l’altoparlante, invece da noi una telefonata penetra nelle stanze e chi risponde è fregato. Ci sono vecchiette sperdute che descrivono sintomi propri, del marito, della sorella o di chissà chi e non capiscono alcuna risposta perché pure sono abbastanza sorde. Vanno avanti indefesse a parlare, si dilungano in particolari narcisistici, insinuano accuse alla nuora, alla sorellastra o a una certa Gina non meglio identificata. Poi c’è la penetrazione del campanello. Ogni malato ce l’ha. Una forma di potere inaudita che forse nessuno di loro ha mai posseduto nella vita. La possibilità a comando di far scattare un atro essere umano. Ovvio che il campanello è una forma di richiamo aspecifico. Uno può chiamare perché il vicino di letto sta morendo oppure perché si è dimenticato di dire che non ha preso la pur ghetta per andar di corpo per compiere la defecazione quotidiana o bi-tri-giornaliera. Poi ce l’hanno tutti, anche i maleducati e i prepotenti hanno il loro campanello, anche gli anziani più confusi, ai quali sono rimasti solo i fasci neuronali primari, quelli che spingono il neonato a chiamare “mamma!”. Ma poi ci sono altri casini, la convivenza sincrona di decine di soggetti: medici, infermieri, ausiliari, addetti alle pulizie, pazienti, parenti tutti concentrati in un unico scopo: passare a qualcun altro le proprie mansioni se non le proprie responsabilità o almeno la parte più noiosa. Non c’è medico che entri in un ambiente e non chieda a chi sta intorno: dove è la tal cartella? La eventualità di cercarla da solo non è minimamente presa in considerazione. Poi gli anziani sono anziani, più invecchiano più diventano egoisti. La buona educazione è un fatto complesso, come è un fatto complesso l’empatia, la possibilità di mettersi nei panni degli altri. Man mano che il cervello si indebolisce questa funzione viene meno e la creatura vivente tende a concentrarsi sempre di più sui propri bisogni elementari.”
“Mangiare, cagare…” Interloquisco.
“Sì particolarmente la seconda, anche se secondo Freud la fase orale sarebbe antecedente e quindi più elementare. Forse i centri encefalici della fame si indeboliscono e la vera passione, a volte erotica, diventa l’espulsione di fecalomi.”
“Ci credo che sia erotica.” Gli dico con finalità di incoraggiamento. “E’ l’ultima chance per stimolare le regioni aureee. Una pisciatine, se pur accompagnata da un po’ di bruciore può essere stimolante. Io non ho mai goduto tanto come quando avevo un fungo perineale, compreso lo scroto e le pieghe pubiche. Al culmine erano tutti orgasmi, poi a forza di grattare interveniva una certa sofferenza. Il bilancio comunque era positivo.”
Ora lo osservo. Arranca un poco, ha le occhiaie profonde e gli occhi umidi. Lo sguardo è sfuggente. Questi pensieri lo hanno turbato. Si riprenderà nell’atto di sfottere. E’ una brava persona, uno che ha perso diversi ideali ma ha mantenuto una certa integrità morale. Gli si potrebbe comprare anche un’auto usata. Ora siamo dalle parti di Sacerno. Stiamo percorrendo una ziona brulla, un campo abbandonato denso di forme vegetali arbustiformi e pieno di roba lercia. Bamboline decapitate, stracci neri, palloni sgonfi, cavi elettrici aggrovigliati che qualcuno ha tentato di sciogliere, una scarpa da tennis numero 38, grumi di stelle filanti usati nell’ultima notte di Halloween. Poco distante si intravede il corpo di una squatter veronese uccisa senza violenza carnale e abbandonata lì non meno di due settimane prima. Anche se non si può escludere la morte accidentale dovuta a pneumonia un esame più attento rivela che trattasi di semplice cappotto scuro privo di contenuto umano, avvoltolato in modo ingannevole in modo che sembrasse una povera vittima.
Tale illusione ci spinge ad imbastire un discorso sulla sfortunata signora appena uccisa da un antipatico immigrato rumeno. L’infermiere propone la sua interpretazione:
“Per quanto non si possa in nessun modo concordare con un omicidio, come al solito si notano alcune cosette che non vanno. La prima è la netta materializzazione della schema murdered da anni paventato da decine di casalinghe preoccupate. Viene colpita una donna indifesa che era appena stata a fare shopping dal classico bruttone puzzone zingaro.”
“La donna si è difesa con l’ombrello.” Insinuo.
“Già, e non pare abbia subito violenza carnale. Ipotizziamo solo un attimo che la donna abbia solo un poco esagerato prendendo il sopravvento sull’ubriaco e pestandolo a più riprese con l’ombrello mentre questo se ne stava a terra a difendersi con le braccia.”
“In questo caso sarebbe legittima difesa.”
“Bè non proprio, ma il contesto sarebbe diverso. Ad un certo punto a forza di pigliarle il tipaccio si sarebbe ribellato e avrebbe inferto un paio di colpi segreti e mortali.”
“Dopodiché sj sarebbe preso la borsa della donna. A quel punto non cambiava molto.”
L’infermiere si accarezza il mento e si stropiccia le labbra. Guarda attentamente per terra per evitare di pestare alcuni piccioni morti.
“Il fatto” dice “è che non ci si capisce molto con questo fatto dell’immigrazione. I crimini sono o no in aumento? Credo di no. Sono in aumento al netto dell’aumento della popolazione dovuta alle maggiori presenze in Italia?”
Da un punto indecifrato intanto si alza in volo uno stormo di uccelli piuttosto scuretti, tipo corvi, o forse fagiani imbastarditi e non del tutto sani. Da lontanissimo un uomo anziano inveisce non si sa se contro di noi o contro i volatili.
“Comunque” dice l’infermiere “sono dieci anni che si sente dire questa cosa che gli stranieri dovrebbero tornare tutti al loro paese, ma il fatto è che a dirlo sono persone che non sembrano bene avviate verso attività tipo pulire gli ospedali, badare anziani insopportabili oppure avvitare bulloni in qualche zona artigianale in periferia. Non si capisce bene cosa si debba fare. Chi non ha lavoro se ne deve andare. Va bene. Questa è la legge. E’ logica, ma si sa che possono essere beccati lavoratori in nero che producono ricchezza per tutti. Basterebbe fermare un autobus alla mattina alle sette e se ne beccherebbero più di uno. Metà in regola e metà no. Così si può dirottare l’autobus direttamente verso la Bulgaria o qualche altro paese in bilico tra l’Unione Europea e l’Impero Persiano.”
Giungiamo proprio in questo momento dinanzi a una strana colonnetta di mattoni che in altre epoche avrebbe rappresentato il confine tra Occidente e resto del mondo. Proprio qui a Sacerno, tra questi brulli campi infestati dalla prostituzione e dalla tossicodipendenza.
“Ognuno dovrebbe eseguire il proprio compito con maggiore abnegazione” Dice l’infermiere. Frase apparentemente poco sensata, abbastanza tipica del soggetto, specialmente ora che pare mancare di qualche debita soddisfazione sessuale, essendo l’ultimo stropicciamento dei corpuscoli del Krause troppo remoto nel tempo.
Ma ecco che viene avvistata la passeggiatrice. Bionda col sopracciglio scuro e il pube rasato per impedire qualsiasi soluzione del problema del pigmento pilifero. Minigonna in pelle nera e camicetta rossa, reggiseno rinforzato quindi seni piccoli forse persino sgonfi. Aria da roditrice, sorriso espressivo, scarsa spinta professionale, interesse umano nello spiare nel profondo degli occhi oltre il velo dell’apparenza.
L’infermiere tiene molto al luogo e si accerta della disponibilità della camera. Tutto bene. Si può andare. Si viene a sapere che la donna è albanese, si rammarica dei cinque secoli di dominio dell’Impero Ottomano, ma si vanta del fatto che ognuno e tutti due giorni dopo la liberazione del 1912 abbiano dimenticato la lingua turca. Viene citata Madre Teresa e Pirro, Re dell’Epiro. Rifiuta di rivelare la propria religione, se cattolica, ortodossa o persino islamica.
Giungiamo all’albergo non privo di moquettes e di abat-jour a muro, sopracoperte intonate con un potente tendaggio rosso vermiglio, puzzone e pesante, quasi inamovibile. La luce complessiva, al netto di un lampadario che doveva essere a gocce e che tuttora lo è sebbene ne siano rimaste solo sette, quanto basta per equilibrarne lo scheletro, sarebbe insufficiente per leggere un libro con caratteri minori del 12. Fuori sono le quattro del pomeriggio, ma no sembra possibile in nessun modo poter approfittare della luce naturale, tanto è solido lo sbarramento delle finestre. Al muro i soliti quadri con paesaggi terrificanti: burroni sugli inferi, tempeste apocalittiche, mari agitati con ondate oceaniche. Un po’ più spostato alcuni ritratti erotici: donne mature stravaccate in posizioni impossibili da reggere oltre i trenta secondi, con il sesso aperto in maniera innaturale e oscena, le mammelle convesse, i volti stralunati con l’occhio assente, il naso semitico, la bocca stuprata e sospetta di carenze dentarie, sia di natura numerica che igienica.
Scatta una discussione piuttosto fiacca. Prima la donna albanese, priva di accento nazionale, aveva posto il problema della mia presenza. Ad alcune non piace che vi sia un accompagnatore che non consuma. Preferiscono che egli sia almeno un poco feticista oppure onanista, insomma che partecipi al banchetto. Ma il mio ruolo di semplice accompagnatore diplomatico viene accettato sebbene venga ricordato un episodio increscioso di qualche anno prima:
“Allora ero in Germania.” Dice la brava prostituta “Ci appartammo nell’androne di un condominio. Non era il massimo, ma ero giovane e accettavo di tutto. Ad un certo punto quei due pancioni si misero a litigare. Avevano l’addome sporgente e molto duro, erano abbastanza giovani e non si erano ancora sfasciati a forza di birre.”
“Ma forse si contendevano il diritto di possederti.” Avanzo quest’ipotesi.
“No, niente affatto. Litigavano per gli affari loro. Faccende di guerra, anche se erano troppo giovani per aver partecipato alla seconda guerra mondiale. Penso discutessero se una volta rotta la linea Gustav fosse più opportuno andarsi a trincerare dietro la linea Gotica oppure persino appostarsi nei pressi delle alpi a difesa del territorio germanico.”
“Accidenti, in questo caso le nostre truppe Repubblichine sarebbero state cucinate dai Partigiani…” Dice l’infermiere.
“Insomma” dice lei infine “hanno cominciato a lottare dandosi colpi abbastanza precisi, specialmente pugni e gomitate sullo sterno, colpi capaci di provocare arresto cardiaco. Poi uno è montato sopra all’altro e diceva: ti strangozzo! Lo diceva proprio così, in italiano.”
“Italiano dialettale.” Preciso
Ora la donna si è già denudata e siede sul letto un po’ incurvata in avanti, come previsto non ha seni stupendi che nasconde un poco coi bicipiti. Le gambe sono belle dritte, un poco pingui, ma mi piacciono, mi fanno voglia.
Con l’infermiere si mettono a parlare di altre vicende. Dice l’infermiere:

“Negli ultimi tempi purtroppo si sta diffondendo nel mondo del bobybuilding, un nuovo tipo di anabolizzante che produce sui muscoli degli effetti a dir poco sconcertanti.
Tale sostanza, di nome Synthol, è un composto formato essenzialmente da olio, anche se non è un unguento. Utilizzando tale robaccia iniettandola nel tessuto muscolare, si viene a creare un rigonfiamento dovuto alla reazione del nostro corpo a questa schifezza. Visto l'effetto del synthol dura vari anni, in tale tempo, il nostro muscolo costruisce al suo posto tessuti cicatrizzati ( e non fibre muscolari muscolo) che vanno inutilmente ad accrescere il volume della nostra muscolatura.”
La brava donna conferma tali asserzioni:
“Molte ragazze rumene povere lo usavano per farsi il seno. In pratica le loro tette erano enormemente più grosse, ma non più forti poichè in realtà non abbiamo neanche un centimetro di vero muscolo o di ghiandola in più. Inoltre l'accrescimento avviene un pò casualmente, generando delle vere e proprie mostruosità, facendoci apparire deformati i petti di quelle signore. Gli estimatori erano pochi, anche se pagavano parecchio, ma i giovani spesso fuggivano urlando e raccontavano tutto a scuola.”
L’infermiere ora prosegue con la sua insopportabile ara pedagogica, nessuno direbbe che è un soggetto in piena disintossicazione col metadone e che frequenta un tipo strafatto, sconvolto, il nostro comune amico:
“Tale sostanza poi, ha tantissimi effetti collaterali, e può provocare trombosi, embolie, cisti cancerose e se per errore o per terrore viene iniettata in una vena, può condurre immediatamente alla più atroci delle morti, che segue a barbariche visioni dei momenti più bui dell’umanità. Scene tipo le voragini di quei quadri zeppe di popolazioni che vanno incontro al genocidio vestite solo di stracci, sotto gli sguardi maligni di frati domenicani alcuni con la coda da demone. Portavoce di questo anabolizzante un certo Zak-ur Esteban-Esteban, ma sono tantissimi culturisti che lo utilizzano solo per migliorare piccoli difetti estetici, come una carenza di un muscolo particolare. Si sta diffondendo anche l’esecrabile moda di costruirsi dei cornetti sulla fronte o dei piccoli, o non tanto piccoli falli a livello inguinale. Una grossa schiera di "culturisti", lo utilizza, con risultati che sono davvero vomitevoli in termini estetici. Uno tra tutti, Gregg Valentino, grazie all'utilizzo del synthol, è riuscito ad ottenere le braccia più grandi al mondo. Ben 80 centimetri. A vederlo però, fa davvero impressione, ci si sente strizzare il duodeno e i liquidi intestinali corrono impazziti su è giù per l’intestino crasso provocando volentieri incidenti diplomatici. I suoi "muscoli", sono irreali, sembrano palloni attaccati sotto pelle. E la cosa che veramente fa riflettere è che la forma del muscolo rimane la stessa anche se non si è in contrazione e questo perché è come se ci fossero delle protesi all'interno dei muscoli. Tutto ciò mi fa soffrire, vi giuro, mi fa soffrire immensamente, perché ci vedo tutta una deriva dell’umanità che non so se riusciremo a fermare, così come il global warming.”
“ Eh già” dice lei “Non capisco perché l'ora legale non la tengono tutto l'anno. Ormai si passa direttamente dal cappotto alle mezze maniche.”
Restiamo un attimo interdetti. Io oso dire:
“Il male ha chi lo comporta, ma il bene non v'è chi lo sopporta”
L’infermiere si avvicina finalmente alla sua preda, che con mossa singola e repentina gli infila il preservativo. Poi cominciano in qualche modo ad avvinghiarsi e a ruzzolare. Io mi metto in poltrona e mi do un contegno osservandomi le unghie. Le ultime parole comprensibili dell’infermiere sono:
“Cercando delle immagini in giro sul web, potrete vedere che chi utilizza tale anabolizzante, è deforme; cioè i suoi muscoli sono irreali, e brutti a vedersi.”
Io mi distraggo un po’ pensando ai miei difetti, alla mia tendenza a picchiare coloro che passano davanti alle file di pedoni e al vizio di superare con manovre estreme e pericolose le file automobilistiche, a volte usando la corsia d’emergenza, altre volte inventandomi inversioni assurde o sorpassi temerari. Del resto non ho mai fatto un incidente mortale. No, non ho mai provocato un incidente tout-court. Intanto i due sono in una buona fase lei lo implora di venire, io le osservo le simpatiche cosciotte un po’ flaccide ma più che dignitose, femminili e sexy. Lui, il porco, si sta trattenendo e per farlo emette versi atroci. Per rimandare l’orgasmo si disieccita gridando il nome di un nostro amico maschio di Verona assai brutto e scarso in sex-appeal: Enrico Tubozzo! Enrico Tubozzo! Enrico Tubozzo!





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