Wednesday, November 21, 2007

def poetry

A questo punto è inevitabile narrare alcuni fatti salienti dell’interrogatorio punitivo del presunto ladro di eroina. Importante rivelare il suo vero nome: Saulos, insieme alle sue origini probabili di ebreo ungherese. Tutto il dibattito si è svolto in lingua italiana. Mentre i gesti che sono stati compiuti sono nel linguaggio universale della violenza che permea questo pianeta, almeno da quando sono entrate in vigore le leggi darwiniane.
I due difensori, i bamboccioni biondo e moro, si chiamano Abele e Uriele, ma forse si tratta di pseudonimi artistici.
Tutto si è svolto dentro un capannone industriale abbandonato, con al centro una vasca da bagno collegata ad una tubatura che correva esternamente, ma senza scarico. In giro diversi monconi di bamboline, e questo fa pensare a che cosa fosse adibita quella fabbrichetta prima di dimettere.
Noi c’eravamo tutti, comprese le mogli, Ennio Doris e ovviamente Pusher, il più cattivo, quello coi rivoli di sangue che gli uscivano dai lati della bocca e che faceva intravedere i denti neri. E i due sgherri manzoniani dei quali possiamo rivelare i nomi D’Annunzio (quello juventino, peluria curata) e Tazzio (fotografo artistoide). Mia moglie si chiama Julia ma nell’intimità la chiamo Feluca e quando vengo Mary e la moglie del mio amico è Flavia e ha come nomi sessuali Romilia e Virginia, mentre il nome tenero è Criceta. E non manca il gruppo omogeneo Scaramella (dalle scarpe grosse e i piedi enfi e malati), Rocco Martino, dalla scomposta capigliatura da vecchio hippie e dalla dentiera mobile, con la quale non fa altro che giochicchiare estraendosela spesso e volentieri, e infine Igor Marini l’unico dei tre dall’aspetto normale, ma del quale è inevitabile notare l’abito sdrucito pur di alta sartoria. Tra di loro si passano alcune portate take-away di sushi: si sente che succhiano e ruttano, infine devono un vinello in cartone sbrodolandosi il mento e le punte dei piedi.
Saulos viene fatto mettere su di una sedia col torace appoggiato sullo schienale e legato con la mano destra al piede sinistro e viceversa. E’ a petto nudo, ma sotto mantiene i pantaloni. Per iniziare si becca tre frustate da Pusher, tanto per gradire. Ad un accenno di protesta di Uriele, pusher ci tiene a chiarire:
“Non siamo qui per fare dei complimenti. Creiamo un contesto, altrimenti finisce a susine e noci.”
Alcuni rimangono perplessi, Criceta sbuffa.
Ennio a questo punto si offre come garante, non si sa bene di cosa, io mi offro di redigere il verbale e chiedo a tutti di parlare lentamente, di scandire bene le parole e di guardare verso di me. Da questo momento tutti rispettano queste consegne, anche se l’effetto pare un poco innaturale.
Dice Saulos:
“Da tempo aspettavo questo momento. Lo aspettavo quasi con ansia. Finalmente i viene al dunque. Ci sono io e ci siete voi. Potreste fare tipo le orge massoniche con un mantello e delle ali nere per suggestionarmi o per dare della linfa vitale al vostro immaginario immaginifico tollerante rifugio dell'irrazionale contemplato in una fuga per luoghi che addensano di fascino della Londra vittoriana di Edgar Allan Poe e di Victor Serge...”
“Cosa?” Borbotta Julia, ma lui prosegue ispirato.
“ma poi ci ritrovavamo con i giornali in mano a leggere di Cesare Previti e di Isabella Gregoraci...”
L’infermiere in fretta e furia cerca di trovare qualche nesso:
“Poe era americano e Victor non risulta mai stato a Londra, era un rivoluzionario e fu ucciso da Vittorio vidali, incredibile agente di Stalin, amante dell’ineffabile Tina Modotti. Mi sa che confonda anche Previti con Briatore, temo si sia fatto qualche sostanza allucinogena, forse pelote.”
Saulos sembra sempre più in deliquio:
“la mia è una biografia semplice, fatta di avvenimenti da ragazzo… una vita fatta di stimoli della cultura di massa fra i quali il serial Greys Anatomy, il mio preferito. Una vicenda post-adolescenziale, frutto dei tempi cambiati. Soggetti sessualmente maturi che hanno a che fare con forme di scolarizzazione infinite fino ai trent’anni.Poi i commenti ai blog, notti intere al computer a comunicare nella forma diario-chiosa-epigramma. Decine di scrittori in passato chissà cosa avrebbero dato per disporre di un mezzo così avanzato e sofisticato e invece ora rischia di essere una gigantesca discarica di sciocchezze. Un giorno sono partito in macchina con i miei amici e sono andato diretto a San marino, talmente diretto che non mi sono fermato sotto le mura e nemmeno nella città medioevale, ho proseguito fino a raggiungere l’orlo estremo della rocca, a cinque centimetri dal baratro. Impossibile andare indietro in retromarcia, sconveniente proseguire, ho dovuto fare inversione a U in un fazzoletto con tutti i miei amici ululanti che però non hanno abbandonato la nave mentre affondava. Ci siamo salvati e ho iniziato lo studio della storia della Romania e delle architetture post-fasciste di Ceasescu...mesi di studio poi un pomeriggio sono andato in gita coi ragazzi della Roma bene fino in Finlandia e ci siamo abbandonati ubriachi nelle vie di Helsinki a cantare inni mino- reitaniani. Poi l’esperienza paramilitare sempre con quei ragazzi di destra col nostro immaginifico mantello nero e ali nere avremmo dato fuoco a tutte le puttanate dei sorci rossi, che cazzate, ma succede che uno s senta bene in un gruppo, che senta il caldo dell’appartenenza. Poi un bel giorno mi sono ritrovato solo, mi avevano abbandonato mentre giocavo a flipper in un bar della stazione e via… tic! Mi sono sdraiato sui binari e mi ha salvato il macchinista comunista che ha fatto in tempo a fermare la locomotiva e redarguirmi chiamandomi giovanotto. Mesi dopo conobbi sua figlia la quale in procinto dell’amore, dopo che avevo alluso al fatto che fosse una dea, lei mi lanciò la storica frase:”sono solo una cheerleader!” ma dopo che lei partì per il Congo (era dispiaciuta di lasciarmi ma aveva già preso l’impegno) io inizia a drogarmi con il Tramadolo. I miei curanti non lo sapevano e credevano che io fossi solo un depresso. Il grande tema della psicoterapia istituzionalizzata di gruppo...ci ritrovavamo con psicologi che non conoscevano il vero significato di psicopatia...incapaci di formulare la doppia diagnosi, associare la tossicodipendenza con un disturbo di personalità realmente preesistente, non frutto del bombardamento chimico o degli effetti del craving… professori che ordivano solo a livello sintomatologico ma che incapacitavano nella loro personale inefficenza esistenzial-berlusconeide...perimetri di stelle...spazi inflazionati...qualcuno ha cercato la salvezza nei porno prima-nei puttan tour dopo...ma poi era incapace di fissare un incontro con una prostituta...gli tremava la voce... molti hanno passato pomeriggi interi con i dubbi :"ci vado non ci vado...ci vado non ci vado...la chiamo non la chiamo...poi la chiamo lei mi risponde ma non mi viene fuori la voce...la chiamo e la voce mi trema tutta e mi si abbassa il tono… ed ecco che incomincia l’azione a catena che passo dopo passo mi trova ad eseguire il crimine…”
“Oh!” Dicono in diversi.
“Cosa ordivano? Cosa incapacitavano?” Chiede Criceta.
“Qualcuno è rimasto impietosito da questa triste storia?” chiede Pusher con enfasi istrionica.
“Veramente mi sembra una vicenda di italica lamentosità. Io stesso mi faccio con dosi da orsacchione antartico, ma non emetto tanti piagnistei. E’ la genetica, mio nonno era etilista, brutale e incestuoso, e io ne porto le conseguenze sul mio corpo. Ma lo faccio volentieri, con la giusta abnegazione.”
“Tu poi sei un bello sfigato.” Mi sento di aggiungere.
“Quest’uomo non è in grado di essere interrogato!” Esclama Uriele.
“Oh, ma no.” Corregge lui “Sono qua. Sono pronto. Avevo diritto alle premesse e non è detto che possa essere chiara a tutti. Ora risponderò alle domande.”
“Ma puoi anche avvalerti…” Dice Abele.
“Sentiamo i quesiti, purchè siano sinceri rispondo volentieri.”

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