Sunday, December 23, 2007







“sapete” dice il mio amico “che a new york e nelle città satelliti e anche in alcuni paesoni del Maine si sta diffondendo l’usanza in alcuni centri benessere di giovinetti persiani che leccano la vulva alle signore bene?”
“cosa?” borbotto io osservando il whiskey che mi sta insidiando.
“ma tu dici delle cose senza senso. Dove hai letto tutto ciò, su Cosmopolitan?” Dice Criceta mentre si lima le unghie.
“sono notizie che si diffondono” dice lui.
“si diffondono in quel verminaio del tuo cervello bacato!”
“ma è tutto vero! A volte mi fate proprio schifo dal gran che siete ingenui. Un tempo mi facevate tenerezza. Oggidì mi fate schifo!”
“oggidì….”
“insomma, queste fanno depilazione, lampada, massaggio, poi si mettono tutte nude in posizione col loro bel sesso lucido e pelato e i ragazzi fanno il loro lavoro sottopagato!”
“ecco lo sfruttamento! La globalizzazione! E giu! Bombe! Mcdonald! Cunnilingus!” Dico io e trangugio senza pietà. Chiudo gli occhi e vedo la mia gastroscopia perfetta.
“a parte che credo siano pakistani e non iraniani, comunque appartenenti al politeismo induista di tipo tantrico” si corregge il mio amico che ora si avvicina pericolosamente al whiskey “poi volevo sottolineare che la faccenda può anche essere impegnativa e noiosa. A volte non ci si eccita nemmeno in circostanze favorevoli. Spesso il lavoro viene fatto dentro sale promiscue e i ragazzi sono vestiti di lindi pigiami bianchi, mentre le donne sono nude anche se molte di loro vorrebbero coprirsi le tette.”
A questo punto io e Criceta ci accorgiamo che il mio amico ha una siringa di eroina piantata nel braccio. Ci guardiamo con sguardo eloquente. Come soggetti esperti nel dividere le zuffe tra detenuti in un carcere di massima sicurezza ci dividiamo il lavoro: io la siringa e lei l’uomo, ed eseguiamo in un attimo. Tutto bene, senza spargimento di sangue. Nessuno si punge, nessuno si macchia, nessuno si prende l’AIDS.
“sei uno stronzo!” grida Criceta.
“sei distratto.” La correggo io.
“Ora uno di voi due mi lecca la figa! Subito!”

Friday, December 21, 2007

biondini alla riscossa



Ora mi ritrovo col mio amico e Amanda. Sono entrambi fatti di LSD. Soffrono di sinestesie. I suoni diventano oggetti, gli odori suoni, le palpazioni permettono di annusare.
Parlo solo io. Loro si dedicano alle vette della percezione. Dico che il fatto di non aver incontrato Monsieur Le Chevalier non è poi così drammatico, forse in relazione con la vicenda della raccomandazione di un’attricetta che dovrebbe far cadere il Senato, la maggioranza, il Governo, l’Italia. Vicenda da bel paese. Il Maestro di tutti noi potrebbe essere rimasto folgorato da questa clamorosa folgorazione, questa sublime rappresentazione fulminante dell’italietta, come la chiama Amanda “typical italian issue”.
Dico anche ad Amanda senza ottenere risposta intelligibile che dovrebbe insistere sul fatto del bagno sporco di feci. L’assassino, così pare, avrebbe fatto pupù dopo l’omicidio. C’è chi vomita e chi caga. Oppure prima di uccidere, anzi il movente sarebbe stata un’invettiva della vittima tipo “cagarone!” e da qui si sarebbe scatenata la violenza omicida. Provo a far ricordare al mio amico, che osserva estasiato una pipa in acero, il filmino che girammo in gioventù “La notte dei coprafagi” dove il movente principale degli omicidi era cibarsi delle feci della vittima. Anche in questo caso il fatto che il bagno in un secondo tempo sia stato trovato pulito potrebbe far pensare a qualcosa di simile. Si potrebbero attribuire tutti gli omicidi allo stesso soggetto, anche se uno di fantasia e uno reale, che nel caso di Peruga avrebbe messo in atto il più classico dei “ritorni”. “The return”, come dice Amanda.
Provo ad interrogare Amanda sulle circostanze della sua evasione, ma costei svolazza nell’aere come Isadora Duncan. Pare che quell’impiccagione fosse parte di una performance di una detenuta rumena. Iperattiva bipolare in fase maniacale. Prima del gesto estremo si vantava che suo padre era uomo d’onore. Pare che nei pressi di Timisoara si fosse trovato a far la fila presso un chiosco di banane ossia un’ortolano (greengroacer, laganà). Vicino a questo ce ne era un altro in concorrenza, più o meno con gli stessi ortaggi. Dopo poco la fila del secondo si era esaurita così che il padre avrebbe potuto accelerare i tempi cambiando chiosco, ma il galantuomo no, non aveva cambiato, era rimasto in virtù del patto morale instaurato col primo e questo gli aveva comportato un dispendio di tempo di circa dieci minuti. Di questa persona la giovane rumena era orgogliosa di essere figlia. Per lui avrebbe inscenato una crocifissione, ma mancando le risorse si era accontentata di una impiccagione con bellissimi abiti etnici: gonna bianca ricamata, pettorina di pannolenci, pettinatura culminante in una corona di fiori.
Insomma, come già si sa nel contesto di questa sceneggiata la nostra Amanda se la sarebbe svignata e adesso tocca a noi dover gestire questa presunta maniaca sessuale, proprio oggi che siamo venuti a sapere che il principale sospettato dell’omicidio di Garlasco, certo Alberto Stasi, avrebbe avuto un vizietto concernente una certa passione per i pargoletti. Così si spiegherebbe sia lo scarso interesse sessuale per la fidanzata, sia la necessità di eliminarla dalla faccia della terra. Inquietante anche una certa somiglianza con l’amichetto di Amanda, il Raffaele Sollecito, ponendosi così la lombrosiana questione della pericolosità dei biondini inquietanti col fiso affilato e l’aria gelida…
Speriamo non trovarci uno dei due o entrambi da dover gestire dalle nostre parti, già basta e avanza la vecchia Amanda.
Ma ora si pone una questione più leggera. Si avvicina la moglie del mio amico, la nota Criceta, che pare ieri sia stata invitata ad una cena di lavoro e quindi minaccia di elencare tutto il menu (fiorentina pepata, ravioli alle erbette, arancini ripieni di riso) con esaltazione del favoloso rapporto qualità-prezzo. Ci fa pure sapere che comunque quello che fa sua madre è meglio e che ci porterà in quel ristorante alla prima occasione. Essèprosègue!

Thursday, December 20, 2007

amanda









“Ma insomma, cosa aspettiamo a dipingerlo di rosso o di blu?” Grida D’Annunzio.
“Rapiamolo a zero!” Grida Tazzio.
“Crocifiggetelo nudo sulla via Appia!” Dice Scaramella in odore di ironia. “Come Spartacus!”
“castriamolo di un testicolo!” Dice Criceta, ironica sì ma troppo autocompiaciuta per essere totalmente insincera.
“Non sono contrario a cambiar sesso. Voglio la castrazione completa.” Borbotta Saulos.
Intanto si accinge a noi una figura femminile già vista.
“Chi è questa puttana?” Chiede Julia, piuttosto sospettosa.
“Ho sbagliato autobus.” Si giustifica la scipita ragazzetta “sono scappata casualmente dal carcere. Una detenuta si è impiccata ma non è morta. Penso volesse fare il suo numero. Una rumena isterica con la fissa di organizzare la prostituzione e il commercio di alcolici. Io le ho detto che gli alcolici sono legali e che ormai la prostituzione è autogestita. Sono decine le ragazze che si offrono attraverso internet al migliore offerente, anzi per l’esattezza scelgono il cliente quasi come fossero dei rapporti amorosi. Avete un po’ di fumo qui?”
Ci guardiamo stupefatti.
Dice Saulos:
“Ma questa è Amanda Knox! Se non era un’assassina poteva fare tranquillamente la porno star con un nome del genere!”
“Sì, come Dick Diver, il malinconico personaggio di Tenera è la notte, una tenera animella racchiusa in un nome perverso e brutale!” Dice Criceta, solita sapientona.
“Ma come sei fuggita, Amanda?” Chiede Scaramella.
“Oh non ho ben capito come ho fatto. Bisogna saper aspettare in zona, prima o poi la fortuna arriva.”
“Ma insomma, sii più specifica.”
“Oh, biancheria, fuga col camion.”
“Ancora permettono queste cose” si agita Saulos “ora questa assassina diventa la star della situazione e il mio interrogatorio va a puttane!”
“Ma cosa dici a proposito del fatto che vieni accusata in quanto americana. Che vieni da una città, Seattle, nota per la pulizia delle strade e per i serial killer, tanto è vero che eliminare un cadavere può essere un problema serio in quanto dà troppo nell’occhio?” chiedo a palese rischio della mia incolumità.
“I tempi di Seattle erano favolosi. Andavo a scuola la mattina e al pomeriggio mi facevo legare e i ragazzi gareggiavano a farmi vomitare.”
“cosa?” Chiede ingenuamente il io amico.
“Su, non capisci?” Si insinua l’infermiere.
“Ora voglio dirvi che io ho sempre avuto problemi sociali. Sono un asociale!” Grida Saulos.
“Oh, ma avere due reietti al contempo è difficile…” Mormora D’Annunzio.
“Potremmo usare Amanda come capro espiatorio.” Avanza questa proposta Uriele. “Visto che è palesemente colpevole, nel caso Saulos fosse da punire potremmo fustigare un po’ la ragazza al suo posto.”
“Io non sono completamente contraria.” Dice Amanda.
“E’ un’idea stupenda!” Chiosa Abele.
“Stupenda il cazzo!” Si inserisce il mio amico “Le colpe di uno vengono pagate da un’altra, solo perché è una strega!”
“Che brutta parola, witch.” Singhiozza Amanda “Quando ero a s-Seattle spesso mi sono ritrovata chiusa in questi scantinati completamente nuda, fortuna che non era tanto freddo. Le prigioniere accanto a me venivano mutilate giorno dopo giorno fino a che di loro non restava che il tronco. Era veramente preoccupante. Spesso accadeva persino di notte, così che venivo svegliata di soprassalto. Arrivavano degli sgherri e tagliavano un braccio o una gamba così come se niente fosse, scegliendo a caso tra le vittime. Solo per pura fortuna non ci ho rimesso un arto. Si sentiva anche odore di sangue e di carne. Poi dopo qualche giorno c’era qualche avvenimento favorevole, a volte arrivavano i federali, altre volte ci dovevamo accontentare della polizia locale o nei casi più estremi di qualche associazione moralista femminile, tipo esercito della salvezza. Dei gruppi vocianti e polemici di suffragette che coprivano di insulti quei boias vestiti di pelle nera, con le loro canotte e i pilucchi che facevano capolino dal torace.”
“Che vicenda!” Mi onoro di commentare.
“ora vorrei la parola” dice Saulos “dico che ho sempre avuto difficoltà ad entrare in un gruppo. Anche nella mia città c’erano afro-americans, latinos, muslims, siciliani, fratellanza ariana e io ho sempre fatto fatica ad inserirmi. Sto nei gruppi un po’ per caso, poi fra i principi e la solidarietà di gruppo scelgo sempre i primi, quindi vengo scambiato per traditore!”
“Primo: che città? Secondo: cosa c’entra con il capo d’accusa?” esclama imperioso D’Annunzio e poi cerca con lo sguardo approvazione da parte di Pusher.
“Di cosa è accusato?” Chiede Amanda.



“Questo bastardo doveva spacciare droga. Doveva prendere la sua fetta da una cassaforte. Invece ha rubato anche quella degli altri spacciatori.”
“L’ho rubata per farmela!”
“Ti sei fatto 300 mila euro di eroina? Hai mai sentito parlare di overdose?” Chiede Razzio.
“Sono andato una settimana in montagna insieme ad un gruppo di amici. Poi ne arrivavano altri dal paese.” Si giustifica.
“Ah sì e pure i vecchietti montanari e le contadinelle. E pure il sindaco. Ma ti rendi conto della quantità che avete consumato?”
“Il Sindaco no, ma sono certo che ad un certo punto è arrivato un Console.”
“ma chi cazzo è un console?”
“Pompeo Magno era un Console di Roma.”
“Sì ma questo non gli ha impedito di restare decapitato ad opera del faraone Tolomeo” Dice l’accusato.
“Senti, Saulos” mi inserisco generosamente “forse è meglio tu rimanga più concentrato. Non devi cercare il contraddittorio in qualsiasi argomento. Non c’è disaccordo sulla storia di Roma. Casomai c’è sulla ricostruzione dei fatti concernenti il tuo furto.”
“Obiezione!” Dice Uriele “E’ una presupposizione!”
“Ma vaffanculo!”
“Ora” Si concentra Saulos “Devo anche dire di avere difficoltà con tutte le mentalità burocratiche. Tutti quelli che credendo di conoscere la legge si creano dei limiti di azione e di comportamento e non fanno alcun passetto oltre. Un modo eccessivamente prudenziale di intendere l’esistenza. Una scusa per non assumersi responsabilità. Un branco di paracelo. Questo si vede soprattutto nella pubblica amministrazione. Io questo non lo sopporto.”
“E per questo hai sfottuto diversi panetti di eroina ad un criminale incallito… scusa Pusher … capisci… la foga dell’interrogatorio…” Penso che dovrei stare un poco più attento a parlare.
“non preoccuparti.” Dice lui “sei nel libro dei Giusti, ma non esagerare se non vuoi che ti faccia tagliare un padiglione auricolare”
“Bene scusa grazie scusa”
“Ma sentiamo un attimo Amanda” dice Pusher mentre le si avvicina lascivo “tu quindi avresti ucciso meredith? Tu insieme a Raffaele e a Lumumba?”
“no, non Lumumba, era Rudy” Dice lei.
“Amanda, ingenua!” Dice Criceta.
“Così hai ammesso tutto! Ammanettatela! Leggetele i diritti!”
“vedo i flash Vedo i flash!” si difende la malcapitata.
“ecco,” torna in auge Saulos “io volevo solo dimostrare che si può anche agire al di là della stretta legalità, si po’ buttare il cuore oltre l’ostacolo!”
“invece sei un ladro e un assassino!” grida Amanda.
“ma senti chi parla!” dice uriele.
“Ma che casino!”
“Sentite ragazzi, se continuate così sono costretto a chiamarmi fuori.” Dice Ennio e se ne va tra le pozzanghere con il culo dritto come una diva. Poi si gira e dice: “è un vero peccato perché ancora due giorni e vi avrei presentato l’Ingegnere.”
“L’Ingegnere?”
“Dico l’Ingegnere ma sapete chi intendo… intendo Lui…”
“Oh”
“Addio” Ultime parole di ennio Doris.
“No! Ti prego!” Grida Amanda gettandosi in una pozza iridescente piena di mozziconi. A questo punto si nota che ha il cappello e la sciarpa vezzosamente abbinati di color verde marcio.
Scena madre. Stop.




Friday, December 07, 2007

interrogatorio



Un fatto strano è che da quel luogo passa gente: famigliole, operai, fannulloni.
Alcuni si avvicinano anche al teatro della tortura, ma vengono allontanati dai due sbirri o da Pusher con queste frasi:
“Vorreste essere al posto di questo condannato?”
“Se non abbiamo abbastanza budella ci abbocchiamo alle vostre!”
“Andate a controllare il vostro parentado, non vorremmo che siano già scattate le prime punizioni incrociate!”
“Opposizione! Opposizione!” Emette un bamboccione con espirazione asmatiforme.
“Culo! Cazzo! Figa!” Dice Pusher in vena di facezie.
Poi mi sento squillare il cellulare. E’ un’interferenza, una rara interferenza. Mi godo il dialogo tra due donne con la voce da trentenni ossigenate.
“Io stasera non vengo!”
“Non fare l’imbecille!”
“Ti dico che mi sono rotta i maroni!”
“Perché?”
“Perché mi annoio. Se non c’è un cazzo da fare, io non vengo. Resto in casa a leggermi un libro, magari lo Zibaldone di Leopardi.”
“Senti, io ho visto la commozione di Roberto benigni che recitava Dante e ti dico che non era commosso da Francesca da Rimini lo era perché la voce di quella vittima restava viva e chiara grazie all’arte dopo più di settecento anni.”
“Rimbalzi. Prima sull’Alighieri, poi su Benigni e poi sul suo pubblico televisivo. Un miracolo.”
“Sì, certo, rimbalzi, rimandi.”
“Sì, ma non me ne frega niente. Se non c’è niente da fare io non vengo.”
“Guarda che c’è.”
“C’è cosa?”
“C’è materiale.”
“Una persona?”
“Un giovane con una cisti al cuoio capelluto grande come un’albicocca.”
“Oh cavolo, e chi la spreme.”
“Bè, la spreme Giuditta, la padrona di casa. Più tre di noi intorno che si vede bene.”
“Il soggetto è cosciente?”
“Consenziente, gli abbiamo dato venti verdoni.”
“Ma di cosa state parlando?” Mi inserisco ormai incapace di resistere oltre.
“Ma chi è?”
“Chi ha parlato?”
“Ma c’è qualcuno che ci ascolta?”
“Scusate signore, sono Alessio Mereghetti” dico mentendo nemmeno tanto spudoratamente “mi è casualmente suonato il telefono e ho ascoltato involontariamente. Voi avete per caso sentito la mia conversazione con l’Emiro?”
“No.”
“No.”
“Scusate signore, ma era un dibattito molto delicato, conteneva alcuni segreti di Asse II Military Intelligence Five o Six. Sicure di non aver sentito nulla?”
“Ma chi diavolo è?”
“Mettiamo giù.”
“Questo non vi conviene. Ovvio che posso risalire ai numeri. Se siete innocenti vi conviene risolvere subito. Anche noi qui stiamo per torturare un uomo.”
L’infermiere intanto fa caso alla mia telefonata e si avvicina incuriosito. Metto il viva voce.
“Ma cosa dobbiamo fare?”
“Nessun problema, signore. Parlatemi della vostra pratica con quell’uomo con la ciste.”
“Guardi Colonnello che non facciamo niente di male. Sono uomini adulti consenzienti.”
“E cosa fate?”
“Glieli schiacciamo. Una nostra amica fa le pulizie in dermatologia e li troviamo così. Facciamo una colletta e ci sfoghiamo nell’estrazione del sebo.”
“Ma che schifo!”
“Senta Colonnello, ognuno si diverte come vuole e come può. Siamo in un paese libero.”
“Non dubito signora. L’importante è che i soggetti siano d’accordo.”
“D’accordissimo.”
“Quindi lei non ha sentito nulla dei miei discorsi?”
“Glielo giuro. Guardi io ho anche un marito senza una gamba. Se l’è spappolata al mare.”
“Oh cavolo, uno squalo.”
“No, una medusa. Una brutta infezione e poi la gangrena.”
“Signora, le giuro che mi dispiace.”
“Sì, ma non è che abbia perso molto, tanto è un coglione.” Dice a sorpresa l’altra, quella che non voleva andare alla festa.
“Ma cosa ti ha fatto? Sei una stronza, dici così perché ti aveva snobbato.”
“Mi amava, io volevo assaggiarlo e lui si è cagato in mano. Per questo gli ho tagliato la gamba.”
“Cosa?”
“Non le dia retta Colonnello, è sempre stata bizzarra.”
“Mmm… ora ditemi, avete sentito parlare di un mutevole abitante del mio solito involucro?”
“Cosa?”
“No, non mi pare.”
“Bene, allora vi passo il Direttore Guastatane.” E passo all’infermiere
“Cosa?”
“Chi? Ce ne è un altro?”
“Signore” dice l’infermiere “siete in grado di sentire?”
“Sì, signor Direttore.”
“Yes, ecoute.”
“nel Regno Unito, così come in molti altri paesi, ha preso piede la setta dei Kaotiani partendo dalla serie dei racconti "Gor" famosa negli anni '70: i membri femminili di queste "sette" decidono di emulare la condizione di schiavitù, così che spesso si fanno "portate a spasso" al guinzaglio come fossero animali domestici in totale sottomissione.Essendo consenziente la "donna koatiana" non puo essere ritenuta prova di maltrattamento e quindi la polizia non interviene nemmeno dopo aver constatato la stravaganza di tale comportamento. Dunque, avete mai sentito di qualche inquilino che si serve del vostro aspetto romantico?”
“No, assolutamente.”
“No, ma dobbiamo fare anche noi così?”
“Come?”
“Farci mettere al guinzaglio?”
“No signora, ma mi dica, ha mai sentito parlare di qualche affittuario che si serve del suo spazio genetico?”
“No”
“No”
“Bene, direi che siete a posto. Solo una cosa. Vi arriverà un bollettino. Per chiudere la faccenda dovrete versare 24 euro e cinquandue sul conto corrente che vi arriva.”
“Ma perché dobbiamo pagare?”
“Non è giusta questa multa, noi non abbiamo fatto niente, siamo state intercettate.”
Riprendo la comunicazione io.
“Signore, scusate, sono il Colonnello. Ora il Direttore è andato, sembra seccato, ma l’ha presa bene. Io direi che è andata bene così. Poteva andare peggio, credetemi. Poi quella faccenda della pulizia del pus non vi ha fatto onore. Non mi sembra una quota eccesiva, serve per chiudere la pratica. Non vorrete farla pagare al nostro ufficio, spero.”
“Ah, questo no.”
“Or dunque, signore, siate benevolenti e consenzienti. Sacrificate una piccola quota per il bene dei vostri famigliari. Sono costretto a ammentarvi che per le nostre vittime non è prevista sepoltura.”
“Cosa? Che vittime?”
“Oh ma siete esagerati! Lasciate i corpi aglia avvoltoi?”
“Ma no signora, cosa dice? Che senso avrebbe lasciare alle iene e ai ratti? C’è il disciogliemnto nell’acido.”
“Ah ecco, l’acido.”
“Allora siamo d’accordo?”
“Va bene.”
“Va bene. Ma guarda cosa ci deve capitare!”
“non se ne faccia uggia signora! C’è di peggio. Ora andiamo a torturare. Mi saluti suo marito.”
“Guardi che quello con una gamba sola è il marito della mia amica. Io avevo sposato un ricco tailandese abbastanza porco, ma poi ho divorziato. Gli ho portato via anche le mutande e una barca che è ancora ancorata laggiù, a Nanchino credo.”
“Bene, saluti e auguri.”
“Arrivederci Colonnello e grazie di tutto!”
“Bè, saluto pure io, ma non mi sento di ringraziare, non me ne voglia.”

“ In quale anno l'Inghilterra rinunciò al suo impero coloniale, istituendo il Commonwealth?” Chiede Julia con enfasi
“Ho visto il film di Pupi Avati “Il nascondiglio” e ad un certo punto la protagonista trova il piede di una morta. Nonostante questo il film prosegue e il cadavere non viene scoperto e nemmeno la vecchia che lo custodiva che se ne stava nel nascondiglio di un’antica casa. Questo nell’era CSI è quanto meno imbarazzante. Non trovate?”
“Non ha risposto alla domanda” Nota Razzio.
“Mena il can per l’aia. Io gli darei già una scudisciata.” Dice Pusher.
“Calma” Dice Uriele “Sentiamo dove vuole arrivare”
“No, niente. Volevo solo dire che spesso le cose non sono come sembrano e dipendono anche dal periodo storico. Ma chiarirò meglio dopo. Il Commonwealth è stato dopo la guerra.”
“Che guerra?” Chiede Ennio.
“Mondiale.”
“Scudisciatelo!” Grida Pusher!
“No, non ha sbagliato” dice Uriele con voce lamentosa.
“Fa il furbo!”
“Seconda guerra mondiale.” Dice Saulos.
“Scudiscio!”
“Ha solo sbagliato una risposta.” Dice Uriele “sottoponiamolo a test docimologico.”
“Certo il test docimologico. E’ quello che ci vuole.” Ammette Pusher pur con ironia e trattenuta furenza. Si prosegue.
Intanto fuori si scatena un acquazzone. Dal cielo scendono lombrichi, catafalchi, mummie sfasciate. Si formano veloci rivoli torrentizi. Potrebbero anche raggiungerci squadriglie di indiani metropolitani tramite canoe e scialuppe nel tentativo di scaramuzzare, ma ciò non avviene.

“ Qual è il parco nazionale più esteso d'Italia?”Chiede Criceta sghignazzando.
“Mi sa che questa sia difficile.” Commenta Ennio.
“Io sono stato al Circeo…” Borbotta Saulos.
Criceta ora appare ispirata. Socchiude gli occhi e allunga le braccia, rivolge i palmi verso il basso e rilassa i polsi. Dice:
“Circeii fu in tempo assai antico al pari di Cuma, il luogo laddove la Sibilla profetizzò come una matta, centro di commerci e di cultura ellenica, ellenistica. Furono i navigatori greci che localizzarono qui il mito omerico di Circe; e tuttavia, secondo un'opinione diffusa, il nome Circeii non deriva dalla simpatica maga Circe, ma dall'aspetto rotondeggiante del promontorio (in latino è circuì e in italiano è cerchio, circolo).Là dove è oggi San Felice, a m. 98, sul mare, massimo cento, è stata fondata una piccola città detta Circeii, che divenne uno dei capisaldi dei Volsci quando questo popolo che secondo alcuni è originario dell'Illiria, si spinse dalle piú recenti sedi umbre verso il Tirreno, sulla fine del secolo VI o agli inizi del secolo V a. C, anno più anno meno.A Circeii i Romani dedussero nel 393 a. C. una colonia di diritto latino, la quale, insieme con altre undici colonie, pure di diritto latino, fu tra le poche che rifiutarono aiuti a Roma in occasione della guerra annibalica. Il diritto della cittadinanza Circeii lo acquistò solo al tempo della guerra sociale.”
“Non si parla mai abbastanza del diritto dei romani” Dice Uriele.
“Già, ma adesso stai più attento, sfigatino. Altrimenti ti metto nel listone di quelli che vogliono sempre parlare e non sono capaci di ascolatare.”
“Eh, va bene. Che cazzo. Una semplice digressione. Come sei nervosa!”
“Quando mi offrirò a te sessualmente allora queste cose potrai anche dirmele, ma per ora taci, sefardita che non sei altro!”
“Sefardita?” ”Oh insomma, dicevo. L'esistenza di talune costruzioni di età imperiale sulla costa occidentale del promontorio del Circeo, nella località "Palazzo" non lungi dalla Torre Paola (e cioè sul lago già detto di Paola, ora di Sabaudia) ha fatto ritenere a alcuni studiosi - il Beloch, il De la Blanchère e Th. Ashby - che sulla fine dell'età repubblicana di Roma, o, al più tardi al principio dell'impero, la città di Circeii si sia trasferita col suo nucleo più notevole presso il lago di Paola.”
Fase di silenzio. Sguardi incrociati. Alcuni annuiscono. Si inserisce Julia che aveva ascoltato con estremo interesse, con un trasporto palpitante. Dice:”L'opinione è assolutamente erronea. E' verosimile che con i lavori della Fossa Augusta intrapresi da Nerone per unire il lago di Averno ad Ostia per mezzo di un canale navigabile entro terra e con la costruzione delle sponde in muratura di un canale di comunicazione tra l'odierno lago di Sabaudia e il mare, si sia determinato nella regione un maggiore movimento commerciale e una connessa maggiore attività edilizia. D'altra parte sul lago di Sabaudia sono le rovine della villa che Domiziano, amante dei paesaggi appartati e un po' selvaggi, si fece qui costruire. E' stata l'esistenza di queste strutture murarie domizianee - prima non identificate come pertinenti ad una villa - a far ritenere agli studiosi che Circeii sia stata trasferita in età imperiale sul lago di Paola. Queste sono tutte notizie assai interessanti, ma stiamo interrogando un imputato. O sbaglio?”
“Il Parco dello Stelvio” Dice Saulos.
“Cazzo, ha indovinato!” Si stupisce D’Annunzio.
“Ci sono stati suggerimenti?”
“Non pare.”
“Allora gliela diamo buona.”
“Comunque” tenta di precisare il bravo Uriele nei confronti di quell’agitata di Criceta “a te piace umiliarmi “ma sappi che a te avevo già pensato. Ero stato così stupido da pensare che avrei fatto meglio ad indossare un preservativo …. Invece che un ultrasensibile, per dimostrarti che non ero egoista…”
“Ah certo che se avessi saputo…” Dice Criceta.
Ora si avvicina un altro intruso. Un uomo alto sulla cinquantina, stempiato col capello lungo e rossiccio, qualcosa suggerisce che sia una specie di baby pensionato. Si trascina le gambe e non si cura di immergere i piedi nelle pozze idro-oleose del capannone. Ha un cappotto corto e sui fianchi gli penzolano le bretelle abbandonate verso terra, il bordo del pantalone destro è un po’ infilato nel calzino.
Si rivolge a Ennio. Dice:
“Ti ricordi quel ragazzo di Palermo che veniva da noi…”
“Chi?” Chiede Ennio.
“Di Palermo oppure di Salerno… che fine ha fatto?”
“Mmmm”
“Un tipo né alto né basso, né moro né biondo…”
“mi ricordo, sì”
“sì, anch’io” mi inserisco “te lo dico: non ce l’ha fatta.”
“Ah”
“Non ce l’ha fatta.” Ripeto.
“Va bene… a questo punto… ma come è stato?”
“Meglio non scendere in particolari.” Dice Ennio “Ti dico che aveva solo le piante dei piedi non ustionate.”
“Oh”
“Già”
“Ma qui cosa fate?”
“Interroghiamo questo uomo. Si è impossessato di una transazione commerciale. Non ha fatto lo scontrino fiscale.” Dice D’Anunzio.
“Mi fanno il culo. Va bene?” Dice Saulos.
“Tu non fare la vittima, sai?” Grida Pusher.
“Oh ma qui mi sembra che qualcuno abbia pregiudizi sfavorevoli nei confronti dell’accusato. Chiedo ricusazione!” Dice Abele, il temerario.
“E io chiedo di impiccarti!” Grida Pusher.
“oh, ma che esagerazioni!”



“Mi sono ricordato uno ai tempi dell’accademia… “ dice Rocco Martino pettinandosi con le mani. “Giustappunto uno che rimase impiccato. Facevamo giochi pesanti. Il gioco era dividerci in squadre e tentare di impiccarci. Era l’unica violenza consentita. Non ci si poteva sparare o dare calci, pugni, niente. Bisognava impiccarci direttamente. Avevamo già predisposto i cappi. Il gioco era appassionante, scacchistico, perché per impiccare uno bisognava essere almeno quattro contro uno e poi sopraffarlo. Chiaro che appena uno si trovava a penzolare veniva liberato e squalificato. Quindi rimaneva col cappio solo qualche minuto. Nessuno aveva interesse ad uccidere nessuno. Solo che per sbaglio un ragazzone di Otranto rimase appeso troppo perché la squadra che lo aveva preso si era distratta per andare a salvare un proprio concorrente a sua volta catturato. Fu un problema. Il brigadiere ebbe difficoltà a coprire tutto. La famiglia del giovane protestò in maniera scritta, persino al Ministero, ai giornali. Fu un problema, ma alla fine riuscirono ad insabbiare.”
“Perbacco!” Esclama il mio amico.
“Descrizione di eventi abbastanza estremi.” Dice l’infermiere “Posso immaginare la bidella di questa famigerata accademia (navale?) (di polizia?) (di servizi segreti?) che sorprendeva questi scalmanati studenti in questi giochi un po’ pesantucci di impiccagione reciproca e che imprecava in caso di perdita delle urine o di bava da soffocamento…”
“A questo proposito” dice amichevolmente il mio amico a Uriele “ti avviso che a Criceta… nell’intimità… insomma è una che sputa.”
“Sputa?”
“Sì, non che sia un vizio grave. A volte mi sputa su di una spalla. Mentre guardo la tv si avvicina silenziosa e lascia cadere alcune gocce di saliva. Altre volte finge di baciarmi e invece mi sputa, ma mai a getto.”
“Come, allora?” Chiede Uriele.
“Semplice, a caduta. Senza lancio, senza pressione.”
“Bè, mi sembra sopportabile.”
“Sì, sopportabile.” Conviene il mio amico.

Finalmente prosegue l’interrogatorio.
“Cos'è il baiocco?” Chiede ancora Julia, la mia brava mogliettina.
“Un’antica moneta vaticana.”
“E’ esatto!”
“Sì, esatto.”
“Abbastanza bravo.”
“Quante sono le lettere dell'alfabeto greco? “ Chiede D’Annunzio con una certa vocina musicale.
“Venticinque.”
“Sbagliato!”
“Sono ventiquattro, ciccino!”
“Scudisciatelo!” Intima Pusher.
“Gli do un pugno!” Esclama D’Annunzio.
“Potrei infliggergli un pestotto.” Dice Tazzio ed esegue.
“Ahia!!”
“ Come si chiama la moneta brasiliana?” Chiede Tazzio col petto in fuori.
“Cruzeiro.”
“Questa bene”
“Ci ha preso.”
“Quanti sono i libri del Nuovo Testamento?” Chiede Criceta guardandomi di sottecchi e flirtando un po’ con me.
“A volte facciamo sesso mentre ha i bigodini.” Sussurra il mio amico a quel fesso di Uriele.
“Aiutatemi un po’” Implora Saulos.
“Da venti a trenta.” Dice Criceta.
“Nuda coi bigodini?” Chiede Uriele.
“E’ l’unica cosa che indossa quando desidera l’approccio anale.” Dice il mio amico.
“Ventisette.”
“Risposta esatta.”
“E’ andato benino.” Dice Scaramella “ora proporrei l’esame psicologico e biografico.”
“procediamo pure.” Dice Ennio.